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      Un viaggio 
  
      chiamato vita  
                          
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      Interviste : 
      
      > del 28/2/98 
      
      > del 21/11/01 
      
      > del 29/11/01 
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      > Note sull'autrice, bibliofìgrafia 
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      > Banana Yoshimoto su Randy Taguchi, l'autrice di Presa elettrica  
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      >
      
      
      Tsugumi, 
      nella bella recensione a cura di S@r@ 
      
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      >
      
      Banana Yoshimoto, scorcio di cultura 
      
      giapponese; 
      
      biografia, stile e temi 
      nell'articolo di
      
      Silvia
      
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      Feltrinelli , il sito ufficiale dell'editore italiano
      
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      Melancholia, Banana Yoshimoto Page , un sito amatoriale con molte
      informazioni 
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                | Amrita | 
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                         La copertina :  | 
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                        Titolo
                        originale : Amrita   
                        Traduzione dal
                        giapponese  di Giorgio Amitrano ,
                        1997, 308 p., Lit. 24000,  
        "I Canguri" , Feltrinelli  
 (ISBN: 88-07-70090-5)
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                  Con Amrita Banana si è cimentata per la prima volta in 
                  un'opera di grande respiro. Il libro, pubblicato in Giappone 
                  nel 1994, è stato per tre anni consecutivi tra i più venduti, 
                  ed è riconosciuto dalla critica come il risultato più maturo 
                  della produzione dell'autrice. 
                  L'interesse per l'occulto e il mistero, sempre presente nei 
                  libri di Banana, diventa qui l'elemento portante della 
                  narrazione. Amrita però non è un romanzo fantastico, ma la 
                  storia di un gruppo di persone, legate da rapporti di 
                  parentela, amicizia, amore, delle loro difficoltà, 
                  aspirazioni, ferite, illusioni in un mondo reale del quale 
                  l'autrice cerca di illuminare la parte invisibile, sommersa. 
                     
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        Sakumi vive con una famiglia dalla struttura piuttosto insolita, di cui fanno parte
        la madre, legata a un compagno molto più giovane, il fratellino Yoshio, una cugina e
        un'amica. L'armonia di questa "famiglia allargata", che sembra nascere dalle
        ceneri dell'istituto famigliare tradizionale, è turbata dal ricordo ancora vivo di una
        tragedia: la morte di Mayu, sorella minore di Sakumi, scomparsa in un incidente stradale
        mentre guidava sotto l'effetto di alcol e barbiturici. 
        La presenza-assenza di Mayu, il dialogo muto che Sakumi intrattiene con lei per farsi una
        ragione della sua morte, è uno dei fili principali che attraversano il ricco intreccio
        del romanzo. 
        La storia prende le mosse da due eventi: Yoshio, il fratellino undicenne nato dal secondo
        matrimonio della madre, comincia a manifestare inquietanti poteri psichici; Sakumi,
        cadendo da una scalinata, batte la testa e perde temporaneamente la memoria. Fratello e
        sorella si trovano così a vivere nello stesso periodo, sebbene per ragioni diverse,
        un'alterazione dello stato ordinario della coscienza. Entrambi scoprono le infinite
        sorprese della mente che, sottratta agli schemi della percezione abituale, si espande in
        direzioni insospettate; ma sono costretti a fare i conti anche con la solitudine e
        l'isolamento di tale condizione. È soprattutto Yoshio, ancora piccolo e impreparato, a
        soffrirne: diserta la scuola, si allontana dagli amici e si chiude sempre più in se
        stesso. Comunica soltanto con Sakumi, e insieme a lei assiste al manifestarsi di fenomeni
        misteriosi ed eventi inspiegabili. 
        Nel corso della narrazione molti destini si intrecciano e talvolta si complicano ma,
        gradualmente, ciascuno trova la propria strada, a cominciare da Yoshio, che in un istituto
        per bambini impara ad accettare i suoi poteri come una dote preziosa e non solo come fonte
        di diversità. 
        Ancora una volta quindi Banana Yoshimoto descrive il reale attraverso percezioni così
        sottili e sfuggenti da acquistare una dimensione magica. Tuttavia, questa esigenza di
        scoprire, scavare, sperimentarsi non è mai separata dalla sapienza artigianale della
        scrittrice che vuole farsi leggere, divertire, commuovere, insomma comunicare. E
        nonostante la sua spericolata discesa nei labirinti della memoria e delle alterazioni
        della coscienza, anche con Amrita, come con i libri precedenti, Banana vuole parlare al
        cuore, e ci riesce perfettamente con il suo stile pieno di leggerezza e di grazia. 
  
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                  Melancholia
                  (Alcuni anni prima) 
                  Essendo un animale notturno,  in genere
        vado a letto dopo lo spuntare dell'alba. E di regola non mi sveglio mai prima dell'una. 
        Perciò quel giorno fu un caso eccezionale. Intendo il giorno in cui mi arrivò il primo
        pacco da Ryuichiro. 
        Sì, quella mattina all'improvviso il mio fratellino entrò nella mia stanza sbattendo la
        porta e si mise a scuotermi con tutte le sue forze. 
        "Svegliati, Sakumi, svegliati! È arrivato un pacco!" 
        Sollevandomi a fatica, mormorai: 
        "Cosa?". 
        "C'è un pacco grandissimo per te!" 
        Yoshio era talmente eccitato che se avessi fatto finta di niente continuando a dormire, si
        sarebbe messo a saltare sul letto. Non avendo scelta, mi rassegnai a svegliarmi del tutto
        e a scendere al piano di sotto. Feci le scale con lui appiccicato addosso. 
        In cucina c'era mia madre seduta al tavolo che mangiava del pane. Annusai nell'aria un
        delizioso profumo di caffè. 
        "Buongiorno," dissi. 
        "Buongiorno," rispose mia madre guardandomi stupita. "Come mai già in
        piedi? Non è un po' presto per te?" 
        "È questa peste che mi ha buttato giù dal letto. Non dovrebbe essere
        all'asilo?" 
        "Ho un po' di febbre,"disse mio fratello, sedendosi di botto su una sedia e
        afferrando un pezzo di pane. 
        "Ah, ecco perché tutta questa animazione," dissi. 
        "Anche tu eri così da piccola. Quando sembravi elettrizzata senza ragione, scoprivo
        sempre che avevi la febbre," commentò mia madre. 
        "E gli altri?" 
        "Dormono ancora." 
        "Ah, già, sono solo le nove e mezza," sospirai. 
        Ero andata a dormire alle cinque. Ed ero ancora frastornata da quel brusco risveglio. 
        "Vuoi anche tu il caffè, Sakumi?" 
        "Ma sì, lo prendo." 
        Mi sedetti. Dalla finestra che mi stava di fronte entravano i raggi diretti del sole del
        mattino, e la loro luce, a cui da tempo avevo perso l'abitudine, sembrava penetrare in
        ogni mia fibra. La figura di mia madre di spalle, nitida e minuta, che sfaccendava in
        cucina, mi faceva pensare a una ragazzina che gioca a fare la giovane sposa. 
        La mamma in effetti è ancora giovane, aveva diciannove anni quando sono nata. Vuol dire
        che all'età che ho io adesso lei aveva già due figli. Una cosa per me inimmaginabile. 
        "Eccoti il caffè. Vuoi un po' di pane?" 
        Anche le mani che mi porgevano la tazza erano belle. Non sembravano assolutamente mani che
        aveva fatto lavori di casa per più di vent'anni. Mi piaceva molto una mamma come lei, ma
        allo stesso tempo mi faceva un po' rabbia. Mi sembrava sleale nei confronti del mondo che
        sapesse schivare così bene il passare del tempo. 
         
        La mamma ai suoi tempi doveva essere una di quelle ragazze  in ogni classe ce n'è
        immancabilmente una  non bellissime ma dal fascino e dalla sensualità particolari, che
        fanno strage tra gli uomini più maturi. Quando mio padre la sposò lei aveva diciannove
        anni, lui quaranta. Ebbero due bambine: io e Mayu. Poi lui fu colpito da un embolo al
        cervello e morì. 
        Sei anni fa, mia madre si risposò. Nacque mio fratello, ma l'anno scorso lei e il marito
        si sono divisi. 
        Una volta persa la forma tradizionale "padre-madre-figli", la nostra casa si è
        trasformata in una pensione. 
        Ora in casa siamo cinque: oltre a mia madre, me e mio fratello, stanno "a
        pensione" da noi la cugina Mikiko, che studia all'università, e Junko, un'amica
        d'infanzia della mamma, che si è stabilita da noi per problemi personali. 
        È una strana combinazione, ma ci siamo adattati bene a questa specie di gineceo, e tutto
        sommato il nostro ménage mi piace. E poi la presenza di un bambino piccolo, come un
        cucciolo in giro per casa, ci raddolcisce e ci tiene più unite. 
        La mamma per una volta ha un compagno più giovane di lei, ma un po' perché mio fratello
        è ancora piccolo, un po' perché non vuole fare altri errori matrimoniali, al momento non
        sembra intenzionata a risposarsi. Il suo compagno viene spesso a casa, e siccome va
        abbastanza d'accordo anche con Yoshio, non è escluso che prima o poi possa venire a
        vivere con noi. Ma fino ad allora, tutto fa pensare che manterremo questo insolito
        equilibrio. Per vivere insieme non sono necessari i legami di sangue. 
        Lo pensavo anche quando il mio secondo padre abitava con noi. Era una persona timida,
        gentile, buona, perciò quando se ne andò provai molta tristezza. Non riuscivo a
        liberarmi da quella cappa di insopportabile malinconia che cala su una famiglia, quando
        questa perde uno dei suoi membri. 
        Forse per questo ho cominciato a convincermi che se alla guida di una casa c'è una
        persona (nel nostro caso la mamma) dotata di un certo grado di maturità e capace di
        mantenere un minimo di disciplina tra gli abitanti, gli individui che vivono sotto lo
        stesso tetto col tempo finiscono sempre col diventare una famiglia. 
        E poi un'altra cosa. 
        Se non si vive a lungo sotto lo stesso tetto, anche se ci sono legami di sangue, questi si
        fanno sempre più deboli, come un paesaggio molto amato che indietreggia nella memoria. 
        Come mia sorella Mayu. 
         
        Mi ero perduta in questi pensieri senza accorgermene, tra un sorso di caffè e un boccone
        di pane alle noci. 
        Era stata la combinazione tra il tavolo di cucina e la luce del mattino a farmi pensare
        alla famiglia, credo. 
        "Su, Yoshio, adesso mettiti a letto, o ti salirà la febbre," disse la mamma
        spingendo mio fratello verso la sua stanza. 
        "Ma è vero che è arrivato un pacco?" chiesi. 
        La mamma nel chiudere la porta si girò verso di me: 
        "Sì, è nell'ingresso". 
        Mi alzai e andai a vedere. 
        Lì, sul parquet di legno grezzo inondato dal sole, spiccava una grande scatola verticale
        di cartone bianco come una scultura astratta. 
        Dapprima pensai che contenesse dei fiori. 
        Ma quando provai a sollevarla mi accorsi che era molto pesante. Sulla targhetta con il
        mittente lessi il nome, Yamazaki Ryuichiro, e l'indirizzo di un ryokan [albergo di
        stile tradizionale giapponese ndr.]di Chiba, evidentemente la tappa di un viaggio.  | 
               
              
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                  ©
                  1994 by Banana Yoshimoto  
                  © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano 
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                        e recensioni :  | 
                     
      
                      | 
                         
                        E' il primo libro che leggo di 
                        questa straordinaria scrittrice. di solito non amo i 
                        libri che parlando del reale inseriscono tratti 
                        fantastici. ma lei lo fa con quel tocco di innata 
                        tranquillità,percependo a malepena la straordinarietà 
                        degli eventi. e il modo in cui parla della morte,non 
                        come paura,ma come parte della vita. mi è rimasto 
                        impresso così bene la sua riflessione sulla morte,in 
                        quanto tutti andiamo incontro allo stesso destino. "che 
                        cosa bellissima" pensa sakumi durante un tragitto in 
                        macchina con riuchyro e il fratellino yoshio. inviterei 
                        tutti a leggere questo libro,in quanto oltre che un 
                        romanzo,è un approccio quasi positivo con la morte,che 
                        ci attende li silenziosa. Francesca 
                        Nome: Francesca92   Email:
                        
                        franceschina.92@hotmail.it  
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                         Un
                        abraccio a tutti  gli
                        ammiratori della Yoshimoto..  ho letto Amrita un pò
                        di tempo fa ma ankora oggi è il mio libro del cuore..
                        quando leggo Amrita mi sembra di andare fuori da questo
                        mondo e di trovarsi piano piano vicino a Wakabayashi
                        Sakumi... emana in lei una nostalgia cosi abbagliante ke
                        viene da sokkiudere gli okki... c'è una sensibilità
                        incredibile in lei ke quasi quasi mi sn inamorato...
                        quando leggo un pensiero kosi puro e intimo tolgo lo
                        sguardo dal libro e guardando la poster attakkata al
                        muro e mi kiedo se è possibbile ke questa xsona ke vedo
                        possa pensare delle cose kosi...^.^ io adoro Banana e i
                        suoi libbri vorrei tanto conosherla di xsona... è
                        diventata una parte di me il suo modo di essere... ekko
                        xke ho kominciato a scrivere... spero tanto di diventare
                        bravo kome leiii. ho tante kose da dire ma nn vorrei
                        annnoiarv.... troppo! ^ç^ invito tutti quanti ke
                        vogliono corrispondere con me ke  kome me hanno la
                        passione della Yoshimoto. ciauuuuz 
                        (email) NaozuMi86             
                        naozumi86@email.it
                        
                          
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                         Ho
                        letto tutti i libri di banana Yoshimoto,ma il mio
                        preferito è propio Amrita.Facendo un modesto e
                        personale confronto con Tsugumi ho assistito ad
                        un'evoluzione profonda nel modo di scrivere le sue
                        emozioni.Se nel secondo libro si vedevano i germogli di
                        tanta sensibilità,in Amrita trovo una fioritura di
                        immagini spettacolari.Leggendo le sue parole riesco a
                        sentire i pensieri di Yoshio.Sfogliando la vita di
                        Sakumi mi sembrava di respirare la mia realtà.Sono
                        profondamente convinta che il suo concetto di famiglia
                        sia più attuale che mai.Famiglia è sinonimo di legame
                        stretto,di condivisione e di rispetto,essere
                        geneticamente collegati è del tutto relativo.Leggendo
                        Amrita mi sono scese le lacrime,sembra tutto così
                        fragile come il mare dell'isola visitata dai
                        personaggi.Mi piace Banana Yoshimoto perchè come me
                        crede nel cerchio chiuso della vita e nella forza delle
                        emozioni e della natura che le accompagna. 
                        (nome/email) valentina     v3t@lifegate.it  | 
                     
      
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