È accaduto d’estate. Chie-chan, la mia compagna
d’appartamento, aspettando che scattasse il semaforo si era
sporta un po’ dal marciapiede. Una moto imboccò la curva a
tutta velocità e lei, per schivarla, fu investita da una
macchina e subito dopo trasportata in ospedale con
un’ambulanza.
Mi chiedo adesso se non sia stato allora che qualcosa cominciò
a muoversi.
Le cose che ci sembrano uguali e stabili in realtà scorrono in
modo impercettibile e si modificano, lasciando sempre
intravedere qua e là dei segnali. Come in un caleidoscopio,
basta il più piccolo movimento e il mondo si trasforma
rapidamente.
Può sembrare che il cambiamento non sia stato importante, ma
se ci si volta indietro di colpo, il paesaggio di prima si è
già dissolto e non lo si può più ritrovare. È un processo che
si ripete all’infinito. Così il mondo può espandersi senza
limiti, e di questo movimento si possono anche cogliere i
segnali.
In quel momento ero in un ristorante italiano e stavo bevendo
uno squisito champagne ghiacciato. Scendeva la sera, e avevano
appena cominciato ad accendere delle bellissime luci.
Naturalmente avevo il cellulare spento, ma mentre ero in
bagno, colta da un presentimento improvviso, lo accesi. Il
display segnalava un messaggio vocale. Ascoltai: era la voce
di Chie-chan che diceva: “Sono stata investita da un’auto e mi
trovo al pronto soccorso dell’Ospedale di N, nell’ala est”.
Ne fui sconvolta al punto che per un attimo tutto si annebbiò,
poi mi resi conto che, se parlava con un tono di voce così
normale, non era certo in pericolo di vita. Allora, un po’ più
calma, tornai al mio tavolo. Ma ero ancora talmente scossa da
non riuscire a riordinare i pensieri.
Da un momento all’altro mi avrebbero servito il mio piatto.
Ero ospite di altre persone, la cena non era ancora iniziata
ed eravamo nel pieno della conversazione. Potevo andarmene
così?
Per un istante esitai. Odiai me stessa per questo, ma esitai.
Mi dissi: E se facessi finta di non aver sentito il messaggio,
solo per queste due ore?
Però, pensai, se rimanessi qui fino alla fine della cena, in
che stato d’animo mangerei? Avrei la sensazione di masticare
sabbia, sarei sempre più nervosa, impaziente di finire.
Pensai che ogni boccone avrebbe perso il suo sapore, come il
cibo delle veglie funebri.
Se invece mi fossi imposta di non pensarci, e avessi scelto di
mangiare con calma, gustando la cena, sarei stata male dopo.
Se trascinata dalla situazione mi fossi comportata così,
sentivo che poi, nel ripensare a quel momento, avrei
disprezzato me stessa per essere restata lì a mangiare con
piacere. Ero sicura che mi ci sarebbero voluti anni per
superare quel senso di colpa.
Sebbene fossi sconvolta, avvertivo che quella sensazione era
molto simile a un’altra. Ma a quale? E frugando dentro di me
capii: era come quando, spinti da un impulso, si tradisce.
Forse le sensazioni erano simili perché entrambe legate al
desiderio. Pensai che la forza dei cibi appetitosi era molto
più potente di quanto immaginassi, ed era il tipo di
tentazione a cui le persone oggi soccombono con maggiore
facilità.
Per fortuna non era una cena a due, e questo mi rese più
semplice allontanarmi. Spiegai la situazione agli altri tre,
fra cui un’amica di mia zia (che è anche il mio capo), e mi
profusi in scuse. Chiesi scusa anche al padrone del ristorante
che, premurosamente, insisté perché mangiassi almeno un
boccone prima di andarmene. Subito mi portarono delle tartine.
Le mangiucchiai in fretta, mandai giù ancora un sorso di
champagne, e andai via.
Fino al momento di uscire, sentendomi in imbarazzo, avevo
agito in modo incerto, ma appena misi piede fuori dal
ristorante mi congratulai con me stessa per la decisione
presa.
In strada si respirava l’aria calda di una sera di piena
estate.
Fermai un taxi e vi salii al volo.
In quell’occasione ho potuto scorgere, almeno in parte, la
vera natura del desiderio.
Vivendo, nei momenti più impensati si trovano le risposte più
impensate. Scoprirle è così interessante che varrebbe la pena
di vivere solo per questo. Se non ci fosse stato quel momento,
l’esistenza del desiderio dentro di me si sarebbe dissolta nel
vortice dei pensieri, uno fra tanti.
Già da tempo avevo cominciato a intuirlo, ma finalmente capii
il fatto incredibile che qualunque tipo di desiderio – la
voglia di fare l’amore, di mangiare, di dormire, di denaro, di
salute, di bellezza – se viene controllato al suo primo
manifestarsi può essere tenuto a bada facilmente. Tuttavia
quell’impulso iniziale è molto forte, abilmente forgiato dalla
natura in modo che le persone non riescano, istintivamente, a
resistervi. È uno stratagemma nato per la sopravvivenza, e che
oggi risponde ad altre esigenze più difficili da comprendere.
Lo capii perché, dopo aver preso il taxi, non erano passati
neanche due minuti che quel desiderio, fino a poco prima così
chiaro e irresistibile che mi aveva trascinato con tanta
forza, era, incredibilmente, del tutto svanito. Come non fosse
mai esistito. Al suo posto c’era in me solo la voglia di
arrivare prima possibile da Chie-chan.
Meno male, il desiderio si è allontanato da me, pensai mentre
la forte aria condizionata nel taxi mi asciugava il sudore […]
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